LA SCIVOLOSITÀ delle PAVIMENTAZIONI
La determinazione della scivolosità delle pavimentazioni (di qualsiasi tipo e natura) è una questione molto dibattuta e al momento esistono numerose metodiche di prova, da eseguire esclusivamente in laboratorio o sulla pavimentazione in essere.
I risultati ottenuti dalle diverse metodiche purtroppo non sono correlabili tra loro.
Ciò è dovuto al fatto che ciascun metodo impiega presupposti di esecuzione prova molto diversi sia nelle modalità sia nelle proprietà che vengono misurate: il metodo DIN 51130 permette una misura DIRETTA in laboratorio dell’attrito esercitato dalla superficie del pavimento sul pedone (cioè ci sono degli operatori che camminando direttamente sulla pavimentazione testante determinano le condizioni in cui scivolano), con gli altri metodi invece, si effettua una determinazione INDIRETTA di tale attrito (vengono usate delle apparecchiature che restituiscono un coefficiente di attrito).
Inoltre, sia il metodo B.C.R.A. (detto anche metodo Tortus, nato per le piastrelle ceramiche e in vigore in Italia in quanto richiamato dal DM 236/89 per la sicurezza delle pavimentazioni) sia il metodo UNI EN 14231 (metodo del pendolo, nato per gli asfalti e opportunamente adeguato a pietre naturali e affini) sono applicabili tanto in laboratorio quanto in situ, ma solo per il primo esistono specifici valori limite per valutare la conformità della pavimentazione con i requisiti di legge (l’art. 8.2 DM 236/89), mentre per il secondo il valore “soglia” pari a 35 è riconosciuto solo per le determinazioni in condizioni bagnate.
La situazione è davvero molto articolata.
Allo stato attuale quindi i metodi di prova più frequentemente impiegati sono:
- EN 16165:2021 - Determinazione della resistenza allo scivolamento delle superfici pedonali - Metodi di valutazione documento normativo che riunisce i quattro metodi di prova più comunemente utilizzati in Europa. Ciascun metodo è contenuto in un’appendice normativa, come segue:
- Determinazione della resistenza allo scivolamento delle superfici pedonali - Metodi di valutazione. Appendice A: Metodo della rampa a piedi nudi. Viene restituito unicamente l’angolo al quale avviene lo scivolamento. Sta al progettista valutare l’idoneità delle caratteristiche del materiale. (piscine, centri benessere, piatti doccia ecc.)
- Determinazione della resistenza allo scivolamento delle superfici pedonali - Metodi di valutazione. Appendice B: Metodo della rampa con calzature. Viene restituito unicamente l’angolo al quale avviene lo scivolamento. Sta al progettista valutare l’idoneità delle caratteristiche del materiale. (Ambienti di lavoro, piazze, alberghi, ecc.)
- Determinazione della resistenza allo scivolamento delle superfici pedonali - Metodi di valutazione. Appendice C: Metodo del pendolo.
- Determinazione della resistenza allo scivolamento delle superfici pedonali - Metodi di valutazione. Appendice D: Metodo del tribometro.
- UNI EN 13451-1:2021– specifica per PISCINE, SPA, CENTRI BENESSERE, CENTRI SPORTIVI, ecc.: è la normativa europea che esprime la scivolosità delle pavimentazioni frequentate da pedoni a piedi nudi, in funzione dell’angolo di scivolamento. Deriva dalla norma DIN 51097, tedesca, ed è l’unica prova di determinazione diretta della scivolosità per aree soggette a pedoni scalzi.
Si applica a pavimentazioni di qualsiasi natura (pietre, agglomerati, ceramiche, linoleum, legno, metallo, vetro, ecc.).
Si può eseguire esclusivamente in laboratorio da due operatori “tarati” secondo le prescrizioni dei metodi di prova normati.
La prova si esegue su una porzione di pavimentazione (50x150 cm circa) del formato che si andrà a posare, bagnata in superficie con una specifica soluzione di acqua e sapone.
- UNI EN 14231:2004 - Metodi di prova per pietre naturali - Determinazione della resistenza allo scivolamento tramite l'apparecchiatura di prova a pendolo (Asciutto e Bagnato).: è il metodo di prova previsto dalle norme armonizzate europee per la marcatura CE dei prodotti di pietra naturale per pavimentazioni; esprime la scivolosità delle superfici di pietra naturale come valore adimensionale, in condizioni asciutte e bagnate (acqua potabile).
Le norme di prodotto relative alle pietre naturali prevedono il valore 35 in condizioni bagnate come il limite di sicurezza per le pavimentazioni esterne (che quindi devono garantire valori maggiori).
Per le condizioni asciutte non sono previsti valori limite di accettabilità.
La prova si esegue in laboratorio su provini di dimensioni 20x20 cm (lo spessore è ininfluente), o in loco sulla pavimentazione in opera (soprattutto nel caso di collaudi di pavimentazioni esterne).
- D.M. 14 giugno 1989 n. 236 Barriere architettoniche – Pavimentazioni: prevede il metodo di prova Tortus-BCRA.
È valido in Italia e determina specifici valori limite per valutare la conformità della pavimentazione con i requisiti di legge in merito alla sicurezza. Viene applicato a qualsiasi pavimentazione in piano.
La prova è eseguibile sia in laboratorio sia in situ, e permette di valutare il coefficiente d’attrito su tratti di pavimentazione di qualsiasi estensione, sia in condizioni asciutte sia in condizioni bagnate (acqua demineralizzata), simulando calzature di gomma e di cuoio.
Come Laboratorio eseguiamo regolarmente questa prova nei seguenti casi:
- per qualsiasi pavimentazione finita in opera
- a supporto della produzione per l’identificazione delle finiture compatibili con gli specifici requisiti progettuali
- in occasione di collaudi di pavimentazioni interne ed esterne, prevalentemente per luoghi pubblici (scuole, ospedali, centri commerciali, stazioni, uffici, caserme, ambulatori, reparti lavorazione, ecc.)
- a supporto dei produttori di abrasivi e trattamenti superficiali per valutare l’efficacia e la compatibilità degli specifici prodotti.
- DIN 51130:2014, RITIRATA E SOSTITTUITA CON EN 16165 – app. B: era la normativa tedesca che esprime la scivolosità delle pavimentazioni in funzione dell’angolo di scivolamento, poi classificato all’interno di intervalli denominati R9, R10, R11, ecc.
In Germania, per ciascuna destinazione d’uso della pavimentazione veniva prescritto un determinato intervallo “R”.
È l’unica prova di determinazione diretta della scivolosità.
Si applica a pavimentazioni di qualsiasi natura (pietre, agglomerati, ceramiche, linoleum, legno, metallo, vetro, ecc.).
Si esegue esclusivamente in laboratorio da due operatori “tarati” e calzati secondo le prescrizioni della stessa DIN 51130.
La prova si esegue su una porzione di pavimentazione (50x150 cm circa) del formato che si andrà a posare, bagnata in superficie con olio a viscosità specifica.
Il limite della DIN 51130 consiste nell’impossibilità di verificare in loco tanto le pavimentazioni finite in opera quanto quelle “logorate” dal calpestio, quanto l’effetto “antisdrucciolo” dei giunti. La principale novità della norma 16165 – app.B è che non viene più indicato il grado R ma viene restituito unicamente l’angolo al quale avviene lo scivolamento. Sta al progettista valutare l’idoneità delle caratteristiche del materiale.
*Definizione delle classi di resistenza allo scivolamento secondo DIN 51130:2014-02
in conformità a BGR 181:2003 (bisher ZH 1/571:1993)
(Fußböden in Arbeitsräumen und Arbeitsbereichen mit Rutschgefahr)
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Angolo limite
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Classe di scivolamento
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da 6° a 10°
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R9
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maggiore di 10° fino a 19°
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R10
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maggiore di 19° fino a 27°
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R11
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maggiore di 27° fino a 35°
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R12
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maggiore di 35°
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R13
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- DIN 51097:2019 RITIRATA E SOSTITTUITA CON EN 16165 – app. a: era la normativa tedesca che esprime la scivolosità delle pavimentazioni in funzione dell’angolo di scivolamento, poi classificato all’interno di intervalli denominati A, B, C. Norma specifica per ambienti dove il calpestio avviene a piedi nudi.
*Definizione delle classi di resistenza allo scivolamento secondo DIN 51097:2019-04
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Angolo limite
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Classe di scivolamento
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≥ 12°
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A
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≥ 18°
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B
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≥ 24°
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C
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